“Allattare è naturale, è fisiologico, è ecologico, è la cosa giusta da fare, è materno, è consigliato, è utile, è adeguato”

Questi sono solo alcuni degli assunti che vengono somministrati a livello sociale a tutte le donne che iniziano ad affacciarsi al mondo della maternità. Alcuni più “scientifici” altri più “modaioli”.

Ma al di là di tutte le “teorie giuste” – che stranamente cambiano nel corso delle generazioni (e così  per esempio negli anni 70 era giusto dare il latte artificiale…) – qualcuno si ferma mai a chiedersi, e a chiedere alla donna che ha davanti,:

Che cosa è allattare per una donna?

Che cosa è allattare per te?

Perché una donna allatta o perché non allatta? Brava o cattiva? Fortunata o sfortunata? Capace o incapace? Capezzolo adatto o non adatto?

Siamo ancora a questo punto???

E se la questione fosse proprio da un’altra parte?

Qui racconto la mia esperienza di non esperta di allattamento: non valuto attacchi corretti, né le posizioni nè la produzione di latte…solo ascolto e quando mi è possibile …chiedo 

Cosa rappresenta per te allattare?

Come ti senti?

Come ti fanno sentire le persone intorno a te?

Quali difficoltà stai incontrando in questo nuovo inizio di madre?

Spesso parlandone insieme vengono fuori tante verità che ognuna di noi, da neomadre, cela anche a se stessa, proprio per non sentirsi giudicata, sbagliata, cattiva madre etc…

Diamo per scontato che allattare sia naturale – e lo sarebbe – se non fosse che veniamo imbottite di informazioni distorte, direttamente o indirettamente, sin da piccolissime e via via ci costruiamo negli anni la nostra idea di maternità.

I nostri bimbi ci strappano via dal mondo delle idee

Quello che ci manda in crisi, soprattutto nel post parto, è che i nostri bimbi ci strappano via dal mondo delle idee e del “come dovrebbe essere le cose giuste” catapultandoci in un qui e ora che chiamiamo realtà. E se questa realtà è molto diversa dalle idee che ci eravamo fatte “il dolore e lo sconforto” possono essere forti.

Quello dell’allattamento è proprio uno dei campi nel quale questa discrasia tra l’idealizzato e il reale è spesso più evidente e dolorosa (fisicamente dolorosa!).

Questa cosa così naturale come allattare il proprio figlio è stata talmente manipolata, interpretata, venduta (e svenduta), caricata di significati e controsignificati, di intenzioni, di colpe, capacità e incapacità che ci si stupisce se tante donne al momento di allattare il proprio neonato entrano in crisi.

Ecco perchè è diventato così importante riscoprire, nel profondo di ognuna di noi, quali sono le intenzioni che ci muovono verso una scelta o un’altra, verso l’allattare o non allattare, verso l’allattamento a richiesta, prolungato, a orari, per pochi mesi…

Significa tornare a portare attenzione a “ciò che scegliamo perchè si deve “e a “quello che scegliamo perchè lo sentiamo davvero”.

Significa tornare a sentirci. 

E’ chiaro che più un parto è stato naturale, fisiologico, rispettato, registrato come una esperienza positiva più questa capacità di sentire è già stata allenata e l’allattamento ne è una fluida prosecuzione.

Più un parto è stato complesso, doloroso, conflittuale, vissuto come esperienza negativa più – anche per sopravvivere al dolore emotivo e fisico – abbiamo bisogno di prendere distanza inizialmente da ciò che sentiamo e dopo poco (qualche giorno, qualche settimana, qualche mese) ahimè ne veniamo travolte.  E in quel prendere distanza prima e venire travolte dal dolore dopo … l’allattamento al seno viene compromesso.

La cosa meravigliosa è che ci sono tanti modi per portare “guarigione” nel vissuto emozionale di un parto e nella relazione con il neonato (che in questi casi può iniziare un po’ in salita), e l’allattamento può essere uno di questi, ma perchè sia tale è necessario che si dia alla mamma la possibilità di prendere coscienza delle credenze che si sono generate in lei, rispettando i suoi tempi, il suo dolore e ascoltandola davvero.

Ognuna di noi può farlo, da madre, da doula, da amica…ognuna di noi può appoggiarsi al suo femminile più autentico e aprire uno spazio di ascolto puro – senza pretesa di trovare soluzioni – questo è ciò di cui ogni mamma (ogni bambino, ogni essere umano) ha davvero bisogno.

Con amore